La storia delle ceramiche pugliesi nel nostro Bel Paese, è una realtà poco conosciuta. Eppure compriamo i prodotti home made per abbellire le nostre case e restare legati alla tradizione. Ma è proprio questo il punto, il popolo pugliese ad esempio, è molto tradizionalista: legato profondamente alla propria terra e alle tradizioni.
Ciò che viene prodotto in Puglia si distingue dai prodotti delle aziende di qualsiasi parte del mondo o dell’Italia per un particolare iter di lavorazione. Spendono di più nelle materie prime per realizzare le ceramiche, consapevoli che il risultato finale sarà qualcosa di strabiliante.
Le ceramiche pugliesi provengono da una tradizione secolare, risalenti al XVII secolo. I siti in cui avviene la lavorazione delle ceramiche sono essenzialmente nel barese a Terlizzi (dove insiste un museo della civiltà dei contadini di un tempo), Rutigliano, nel tarantino e in diverse parti del Salento.
Sono gli unici luoghi in cui sono presenti delle piccole botteghe di artigiani, il cui desiderio è quello di continuare a creare oggetti unici che fanno parte di un ampio retaggio culturale: includendo i capasoni, i pumi e le limme.
È qui che avviene il fulcro tradizionalista della ceramica pugliese: la sapienza per poter trasformare un oggetto d’uso comune in un’opera d’arte.
La ceramica sta ritornando nelle nostre case in virtù della riscoperta di una tradizione antica. È bello comprare un pezzo in ceramica fatto a mano e sapere che non ce ne sono altri uguali, ma soltanto simili.
Questi pezzi unici non solo arredano un appartamento in modo originale ma diventano dei praticissimi utensili anche sulle nostre tavole. Sempre più persone cercano delle idee regalo in ceramica lavorata a mano da donare per cerimonie o eventi.
Pumi, pupi e capasoni: capolavori in ceramica
Continuando a parlare di tradizioni pugliesi, non possiamo non citare Pumi, Pupi e Capasoni. Nonostante le loro provenienze storiche, oggi si continuano ad utilizzare nel quotidiano, soprattutto nelle case pugliesi dove fanno da abbellimento.
Pumi e pigne:
derivante dal dialetto ostunese, nonché “Pumo dè fiure” che tradotto significa “bocciolo di fiore”, veniva utilizzato per augurare buon auspicio in prossimità di un avvenimento importante (di qualsiasi natura). Ma i Pumi erano usati anche in contesti eleganti, dato che nei secoli erano presenti agli angoli dei balconi signorili della regione Puglia.
Pupe e cavalieri:
è una vera e propria rappresentazione di un fatto storico avvenuto in Puglia. I Pupi sono dei busti in ceramica/bambole, che rappresentano un uomo con i baffi ma con degli abiti da donna (e piuttosto succinti). La tradizione risale alla dominazione spagnola in terra pugliese, quando il signorotto con piena autorità sul popolo aveva imposto di poter trascorrere la prima notte di nozze con una sposa di qualsiasi servo. Vi sono diverse leggende a tal proposito, in una che un servo si sia messo gli abiti da donna per concedersi al signorotto (in questo caso la ceramica regge un donno), mentre un’altra (quella con un coltello in mano), il servo avrebbe compiuto lo stesso travestimento ma per uccidere il signorotto. In ogni caso, il contadino viene riconosciuto perché aveva dimenticato a tagliare i baffi e successivamente condannato.
Capasoni:
sono dei contenitori la cui forma è simile a quella delle giare. La loro dimensione variava in base alla quantità di aceto, vino, fichi secchi, olio, olive in salamoia che poteva contenere. Solitamente si aggirava da un paio di litri fino a superare il quintale. I Capasoni venivano bucati con l’ausilio di un trapano e verso la fine della “pancia” vi era un beccuccio che impediva il passaggio di gocce fino alla base.
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